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Valvole sì, valvole no?

6 ott 2009 , Posted by Electronic Trip at 18:35





Si sa, siamo sempre portati a seguire le nuove mode, le nuove tecnologie, le ultime novità di mercato, a maggior ragione nel campo audio, dove ormai il digitale regna sovrano. Ma c’è un gruppo di fortunati audiofili che dispone delle virtù ( pecuniarie, ovviamente) per potersi concedere il delizioso sound di un amplificatore valvolare. Come si intuisce dal nome, questi amplificatori non sfruttano la tecnologia a transistor, che tra gli anni ‘60 e ’70 ne ha decretato morte (apparente) o per lo meno li ha relegati ai vari Marshall per strumenti come basso e chitarra elettrica, ma bensì la famigerata valvola termoionica (quelle che potete trovare nei primi televisori dei nostri nonni). Ma cos’ avranno poi di speciale questi amplificatori? Un valvolare in classe A, che dovrebbe essere o almeno viene millantato come il top di gamma, consuma infatti come una lavatrice, scalda come una stufa e se lo usate con costanza, dovrete cambiare le valvole nel giro di un anno… un amplificatore “tradizionale” a transistor, per come lo intendiamo noi, non richiede particolare manutenzione, è decisamente più ecologico, è più compatto e potete anche appoggiarci sopra la gondola di plastica senza che si fonda.




E allora?


E’ un qualcosa che non si può descrivere con valori di tensioni, correnti guadagni e rendimenti, o almeno, anche facendo ciò, non si riuscirebbe a descrivere quella sensazione che ti arriva “a pelle” quando senti musica amplificata da un valvolare: il suono è infatti “colorato”, caldo, se volete più “nature”, gli Hammond riprendono quel tono che il transistor gli aveva tolto, le distorsioni sono più fluide…questo perché, per metterla in termini semplici senza tirare in ballo correnti di collettore, tensioni di attivazione, diagrammi di Bode e altra robaccia elettronica, il sistema che regola lo scorrimento degli elettroni, e quindi della corrente, non è un rude e freddo transistor che sta su ON oppure OFF, ma un tenero “rubinetto catodoso” che perde un po’, e ammorbidisce il tutto….e se poi volete convertirvi (anzi, ri-convertirvi) all’analogico puro collegandovi un giradischi, invece di un lettore cd, otterrete una pienezza del suono che forse solamente i Super Audio CD (di cui spero potrò trattare in seguito) possono darvi, ma di sicuro con molto meno fascino vintage. E torniamo quindi ai giorni nostri, dove la riscoperta di questo sistema,trovato in mansarda pieno di polvere, ha dato l’ idea ad alcune aziende di riportarlo in vita in chiave moderna: è ad esempio il caso dell’ italiana AVR (SITO). Una bella confezione in materiali di alta qualità, look retrò, ma al contempo connettori moderni, e avrete tutti gli ingredienti per proporre 8 amplificatori valvolari con tanto di scelta piuttosto differenziata in ambito di potenze, classi di amplificazione e possibilità di intervento sui componenti (alcuni modelli hanno addirittura il Bias regolabile e quindi vi troverete lì con valvole da rimontare, oscilloscopio e multimetro per trovare il settaggio ideale). In definitiva, se una vostra lontana parente, buonanima, vi ha lasciato in eredità dai 500€ in su (molto in su) e siete inguaribili romantici fan dell’ elettronica analogica, beh, non potete proprio farvi mancare un pezzo così!Saluti a tutti!

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